Dalla metà del Novecento si iniziano a imporre, almeno in territorio americano, le varianti a carte comunitarie, in particolare il Texas Hold’em. In Italia, paese di grande tradizione per i giochi di carte in generale (e chi di noi non ha mai sfidato i nonni o gli amici al tavolo?) per diverso tempo si è preferita la versione a cinque carte, detta anche five card draw o, in maniera più patriottica, poker all’italiana. Per anni ci siamo limitati a vedere e a subire il fascino del Texas Hold’em nei film e nelle serie tv d’oltreoceano, prima che la variante a due carte più famosa al mondo riuscisse a sbarcare effettivamente sulle nostre coste. Una delle chiavi di questo successo va sicuramente individuata nella nascita del poker online in Italia (avvenuta diversi anni dopo l’inizio della sua diffusione a livello mondiale), anche considerando che dalle nostre parti questo genere di giochi fino ad allora aveva sempre avuto vita difficile da un punto di vista legislativo, e difatti ancora oggi sono ben pochi i locali e i posti in cui è permesso cimentarcisi (all’atto pratico è possibile giocare quasi esclusivamente nei casinò, mentre per circoli e affini sono previste delle restrizioni piuttosto ferree).
Abbiamo già avuto modo di vedere come le sale da poker virtuali abbiano rappresentato un vero crocevia e una sorta di iniziazione per campioni del calibro di Minieri e Sammartino, che da lì in poi sarebbero stati in grado di conquistare il pubblico e ottenere risultati di prestigio anche nei tornei live.
Quando è nato però esattamente il poker online nella nostra penisola? E qual è stato il suo successo nel corso della sua (breve) storia? Lo andiamo a scoprire insieme nelle prossime righe.
Come già accennato, la prima poker room virtuale a livello mondiale è antecedente alla legalizzazione del gioco online in Italia. Già all’inizio degli anni ’90 fanno la loro comparsa i primi tavoli online, seppure in quegli anni fosse possibile giocare solo in maniera del tutto gratuita. Il 1º gennaio 1998, invece, su iniziativa di Planet Poker e con il decisivo contributo dell’ingegnere americano Randy Blummer si svolge la prima partita di sempre con denaro reale. Il poker online si inizia a espandere a macchia d’olio, e uno dei momenti più clamorosi di quei primi anni è certamente rappresentato dall’ascesa impetuosa di Chris Moneymaker (a proposito del quale gli antichi Romani avrebbero avuto ragione a dire “nomen omen”), che nel 2003, da perfetto carneade, riesce tramite un torneo satellite in rete a conquistare un posto al Main Event delle World Series of Poker, dove poi si aggiudicherà la vittoria e un premio da 2,5 milioni di dollari… al suo primo evento live in assoluto.
L’avventura di Moneymaker diventa certamente un catalizzatore in grado di attirare nuove orde di fan del Texas Hold’em, al punto che in quel periodo si parla di “effetto Moneymaker”. Tuttavia occorre ancora qualche anno prima che il poker online faccia il suo esordio in Italia: è il 2 settembre 2008 quando si svolge il primo torneo ufficiale con licenza AAMS (l’attuale Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, nota anche come ADM). A volerla dire tutta, però, occorre precisare che già negli anni precedenti un buon numero di appassionati si era messo alla prova su siti illegali che, sebbene offrissero un’ampia varietà di giochi e la possibilità di sfidare avversari da tutto il mondo, alimentavano l’evasione fiscale e l’economia sommersa. Nel giro degli anni successivi cresce vertiginosamente il volume di affari generato dai nuovi siti autorizzati, anche se l’impossibilità di affrontare giocatori stranieri fa storcere la bocca a più di qualcuno. Va inoltre rilevato come nei primi tempi ci siano solo tornei ed eventi Sit and Go, mentre la tendenza cambia a partire dal 2011, con l’introduzione del cash game: una modalità che se da una parte premia maggiormente l’abilità, d’altra parte comporta maggiori rischi per il proprio bankroll.
Sin dai primi anni del decennio appena concluso, quindi, il poker cash nelle sale da gioco virtuali in Italia trascina i tornei in una crisi da cui poi risalgono solamente nel 2015, quando il loro fatturato supera per la prima volta, seppur di poco, quello generato dagli eventi cash nello stesso periodo di riferimento.
Al di là di queste statistiche più dettagliate, non si può non notare come il vero e proprio apogeo del mercato del poker online in Italia si sia registrato nel 2010, a due anni dal suo lancio. Da quel momento in poi i numeri sono stati sempre in discesa, con un particolare declino tra il 2016 e il 2018.
È possibile azzardare qualche ipotesi sul perché di questa tendenza. Innanzitutto bisogna prendere atto di come siano cambiate le condizioni nel corso del tempo: negli anni 2000, infatti, il poker aveva acquisito una sorta di carattere popolare, non solo per il già menzionato “effetto Moneymaker” e per la fresca ventata di novità rappresentata dalle poker room online, ma anche per la crescente diffusione di programmi televisivi dedicati al poker e ai vari tornei (favorita anche dalla felice intuizione di introdurre delle apposite telecamere per le carte coperte). Una volta scemata la febbre del poker, solo lo zoccolo duro costituito dagli appassionati storici e da pochi altri ristretti gruppi di persone sono rimasti fedeli al gioco, mentre molti altri hanno preferito dedicarsi ad altri giochi da casinò probabilmente più semplici ed immediati, come il blackjack e, soprattutto, le slot machines (che d’altra parte hanno una tradizione più lunga nel nostro paese).
Liquidità condivisa poker
Un altro fattore da considerare è il clima politico che, anche dopo la legalizzazione delle sale da poker virtuali, non è mai stato particolarmente favorevole a questo genere di giochi. Il poker infatti, salvo alcune eccezioni, viene considerato tendenzialmente un gioco d’azzardo e in quanto tale viene rigidamente regolamentato. Ciononostante, nel 2017 è stata presa una decisione che sembrava poter cambiare il volto alle sale da gioco virtuali in Italia e non solo: il 6 luglio, infatti, è stato firmato dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli un protocollo di intesa con Francia, Spagna e Portogallo al fine di costituire la cosiddetta liquidità internazionale condivisa, vale a dire un mercato unico per il poker online che potesse consentire ai giocatori di affrontare anche avversari fuori dai confini nazionali. Malgrado l’iniziale adesione, l’Italia non ha poi dato seguito alle procedure necessarie per perfezionare il proprio ingresso in questa comunità, al momento costituita dal suddetto terzetto, il quale, dopo aver rilevato un trend di crescita nei propri paesi, si è dichiarato disposto ad allargare la collaborazione e l’accordo a qualsiasi altro paese dell’Unione Europea o dello Spazio Economico Europeo che manifesti il proprio interesse. Le direttive politiche negli ultimi anni hanno complicato ulteriormente la situazione del mercato del poker e di altri giochi d’azzardo in Italia, sebbene il nostro paese al momento rimanga ancora tra i firmatari del protocollo appena menzionato. A tal proposito sono recenti le dichiarazioni del direttore generale di ADM, il quale ha affermato che all’interno dell’ambiente si stia ancora riflettendo sull’opportunità di proseguire sulla strada battuta tre anni fa. Il futuro della liquidità condivisa in Italia rimane incerto.